Bambini

Perché l’alimentazione complementare non dovrebbe seguire “schemi e porzioni”, ma dovrebbe essere a richiesta...

A volte è importante lasciare da parte i “si è sempre fatto così” per ritornare a seguire il naturale corso degli eventi che rende genitori e figli protagonisti del percorso di crescita reciproco ascoltandosi e dandosi fiducia.

Pubblicata il

09 luglio 2018

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Perché l’alimentazione complementare non dovrebbe seguire “schemi e porzioni”, ma dovrebbe essere a richiesta...

Facciamo un piccolo riassunto degli scorsi articoli sullo svezzamento per poi arrivare al tema di oggi.

Nell’ultimo articolo abbiamo definito quali sono i segnali da osservare nel bambino per capire che è pronto a iniziare l’alimentazione complementare e cioè l’introduzione dei cibi solidi in affiancamento al latte che rimane comunque l’alimento centrale. Nell’articolo precedente abbiamo invece definito i due tipi principali di svezzamento: quello tradizionale, con le classiche pappe ed eventuali omogenizzati, e l’autosvezzamento, con cui il bambino assaggia ciò che mangiano i genitori, che presuppone che l’alimentazione della famiglia sia equilibrata e genuina. In questo caso al bambino viene offerto il cibo preparato per la famiglia e lui consumerà ciò a cui è interessato e nelle quantità che desidera. Gli alimenti possono essere sminuzzati, frullati o se di forme/consistenze adeguate e non pericolose da gestire possono essere offerti anche interi lasciando al bambino la libertà di sperimentare da solo (parliamo in questo caso di Baby Led Weaning).

Perché parlare di Alimentazione Complementare a richiesta?


Inizialmente il bambino non sa qual è il ruolo del cibo, imparerà col tempo che gli alimenti possono riempirlo e soddisfare la sua fame, per il momento è solo attirato a sperimentare quello che vede fare dai suoi genitori a tavola. Una risposta genitoriale positiva alla sua richiesta e la “non offerta” in assenza di richiesta rappresentano la giusta strada per seguire questo modello. Evitare le imposizioni, anche le più rispettose, e offrire cibo alla richiesta del bambino, sono strategie che si basano sulla fiducia nelle sue competenze, per cui l’assunzione di cibo non potrà essere insufficiente poiché rispettosa dei suoi bisogni che potrebbero non corrispondere a quanto indicato nelle classiche “ricette” di svezzamento.

Sia che optiamo per il metodo tradizionale che per l’autosvezzamento, sarebbe importante non imporre al bambino piatti eccessivi, ma lasciargli la libertà di scegliere quanto mangiarne e di completare il pasto col latte se lo desidera (vi ricordo infatti che esso rimarrà l’alimento preponderante almeno per tutto il primo anno di vita se non oltre, sia nel caso del latte materno sia per quello artificiale).

Per mesi la sua certezza è stata quella, come vi sentireste ad essere obbligati tutto a un tratto a privarvi di ciò che sapete che vi riempirà, per qualcosa di completamente nuovo che fate anche fatica a gestire in bocca? Lasciamo ai bimbi il tempo per prendere dimestichezza con questa novità e vedrete che prima o poi inizieranno a fare pasti sempre più simili ai nostri e svilupperanno un sano rapporto col cibo, che li accompagnerà anche in età adulta, prevenendo probabilmente l’instaurarsi di disturbi del comportamento alimentare. Recenti osservazioni sembrano infatti suggerire un effetto protettivo dell’alimentazione complementare a richiesta (alimentazione responsiva poiché i genitori si pongono in ascolto e rispondono ai bisogni del bambino) nel prevenire i disturbi precoci dell’alimentazione infantile e l’eccesso ponderale nella prima infanzia.

   

Come spesso accade quindi è importante fare un passo indietro, lasciare da parte i “si è sempre fatto così” per ritornare a seguire il naturale corso degli eventi che rende genitori e figli protagonisti del percorso di crescita reciproco ascoltandosi e dandosi fiducia... Vi auguro una buona settimana è vi aspetto lunedì prossimo per parlare insieme di un argomento importante che giustamente preoccupa tutti i genitori: il pericolo di soffocamento!

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